Il mondo della Radio: breve storia e piccoli segreti per conoscerla meglio
Era il lontano 1895 quando Guglielmo Marconi, colui che inventò il telefono per capirci, effettuava i famosi esperimenti di Pontecchio, durante i quali trasmise segnali percepibili fino a 2400 metri di distanza. Proseguirono poi a ritmo sostenuto gli studi ed i perfezionamenti della radiofonia che conobbe subito un rapido sviluppo, soprattutto nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti. Una storia gloriosa, ma alquanto difficile quella della radio che, dopo la fine del monopolio pubblico, ha visto la sua espansione su tutto il territorio con la nascita di numerose emittenti anche a livello locale e territoriale. La radio sfrutta la tecnologia delle onde Hertz e se Guglielmo Marconi è considerato il padre della radio, lo sviluppo della radiofonia, ovvero la trasmissione di suoni attraverso l’uso delle onde radio, avvenne essenzialmente ad opera di altri valenti scienziati, che modificarono lo schema di base del “telegrafo senza fili”. Fu Reginald Aubrey Fessenden che nel 1906 riuscì per primo a trasmettere parole e musica a distanza attraverso l’uso di onde radio, sovrapponendo la corrente alternata generata da un microfono alle onde hertziane in modo, come viene comunemente detto, di modularle. Negli anni successivi il sistema venne perfezionato ed in breve si passò dall’utilizzo della radio come sistema solo di soccorso ed emergenza, come lo aveva concepito Marconi, ad un mezzo di informazione, comunicazione ed anche intrattenimento fino arrivare alle stazioni radiofoniche private.
Aprire una stazione radiofonica privata (e qui si parla di 40-50 anni fa, non troppo tempo addietro!), era più pericoloso che possedere una pistola. Al tempo, chi gestiva radio, era visto come un pazzo che si andava a scontrare contro un potere pubblico che aveva riservato solo a se stesso la facoltà di trasmettere. In tutti, però, vi era la consapevolezza di partecipare ad una grande svolta dell’epoca nel campo della libertà d’informazione. Le battaglie furono vinte e nel 1990 si ebbe la legalizzazione delle radio private da parte dello stato. È grazie ai pionieri di allora che nacquero quelli che oggi sono i più grandi network televisivi privati che hanno cambiato il modo di vivere. Una parentesi si apre anche sul modo di trasmissione della radio che si avvale di dispositivi fondamentali chiamati “ripetitori” che permettono di trasmettere le onde radio, di estendere notevolmente il raggio d’azione e di superare alcuni ostacoli fisici (edifici e montagne) che bloccano il segnale in modo che la si possa sentire su un vasto territorio e diventare così un potentissimo e efficace mezzo di comunicazione.
La radio ha anche una grandissima struttura interna che è il motore che permette ad essa di rimanere accesa e trasmettere la propria voce.
Le dirette radiofoniche e le voci che animano un’emittente radiofonica, sono ciò che la caratterizza e quelle di oggi sono di certo più semplici di quelle che erano un tempo. Con l’avvento dell’informatica anche la radio si è adeguata alle moderne e semplici piattaforme che con un solo software sono in grado di pianificare palinsesti musicali e pubblicitari. Le canzoni e la musica sono sempre state le basi che hanno contraddistinto la radio, ma anche saper parlare e recitare notizie che possano incuriosire le persone è fondamentale e allo stesso tempo è quello che contraddistingue una stazione radiofonica dalle altre. Non è facile nemmeno fare lo speaker! per parlare in radio bisogna avere una bella voce, orecchiabile e mai annoiare! Ma la radio non si serve solo di voci e canzoni per andare avanti; come tutti i network e i mezzi di comunicazione di massa ( vedi tv, quotidiani…) si serve della pubblicità di imprese presenti sul territorio locale e nazionale, dalla quale riceve finanziamenti e al tempo stesso promuove eventi o attività che contribuiscono all’ascolto e all’interesse dell’emittente.
Gli spot radiofonici, anche loro, devono essere ben costruiti, non ripetitivi, curiosi, avere un linguaggio lineare e grammaticalmente corretto che colpisca le persone diventando quindi sì un buon finanziamento per la radio, ma anche, se lo spot è ben costruito, un’efficace promozione per l’attività che si avvale di questo mezzo di diffusione di massa.
Un mondo vario quello della radio che, nonostante la tecnologia cerchi di superarla, al momento riesce a resistere ad essa e piuttosto cerca di trarre da queste novità una possibilità per non smettere di dare voce alla battaglia iniziale che ha condotto per arrivare a trasmettere le proprie idee liberamente.
Per questo articolo si ringrazia Lety Baiardi per la disponibilità e Radio Centrale per la collaborazione.
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